“DARKLING” film di Dušan Milić – proiezioni in Italia

Presentato in anteprima assoluta al 33° Trieste Film Festival 2022, dove si è aggiudicato il premio del pubblico come miglior lungometraggio, Darkling (titolo originale Mrak) nasce da una collaborazione tra produzioni di vari paesi (Serbia, Italia, Bulgaria, Danimarca e Grecia) e dalla sapiente mano del cineasta Dušan Milić. Attraverso il racconto di un quadro domestico dalle tinte oscure e misteriose, nel tragico contesto delle tensioni post-Jugoslavia, il regista riesce a far vivere tutta la pressione e la tensione di una famiglia, alla vigilia di quel tremendo “pogrom di marzo” del 2004, una strage ancora sconosciuta ai più.

 

Il film Darkling, diretto da Dusan Milic, è distribuito da “A_Lab” e da “Lo Scrittoio” e presentato e proiettato già a Trieste, Milano e Roma e poi anche al cinema a Padova, Bologna, Torino, Perugia, Napoli, Catania e Pisa.

 

Le prossime proiezioni ci saranno a Vicenza, nelle giornate di

martedì 17 maggio alle ore 18.45 e di mercoledì 18 maggio alle ore 21.00,

che avranno luogo al Cinema Araceli in Borgo Scroffa n. 20

Mercoledi 18 si svolgerà la serata evento con un welcome introduttivo che prevede il collegamento  e l’intervento del regista Dusan Milic alle ore 21.

Vi riportiamo di seguito la comunicazione della società di produzione cinematografica A_LAB Srl riguardo le prossime proiezioni del film Italo/serbo/danese DARKLIG (Mrak):

19/05 Matera (Cinema Il Piccolo) e Salerno (Cinema Fatima)

24/05 Bergamo (Cinema Lo Schermo Bianco)

dal 26/05 al 29/05 nuovamente Trieste (Cinema Ariston)

04/06, 05/06, 27/06 Torino (Cinema Massimo)

dall’11/06 al 15/06 Firenze (Cinema La Compagnia)

Siamo in attesa delle prossime date di proiezione previste in diverse altre città, tra cui: Milano, Verona, Vicenza, Pordenone, Udine, Gorizia,
Genova e Reggio Calabria.

La trama del film

La piccola Milica (Miona Ilov) vive insieme alla madre (Danica Curcic) e al nonno (Slavko Stimac) in una casa sperduta dentro una fitta foresta del Kosovo. Ogni giorno, due militari italiani (tra cui Flavio Parenti) dell’unità militare di protezione KFOR la portano a scuola, insieme agli altri bambini, a bordo di un carrarmato. Qui la bambina vive dei brevi momenti di pausa dall’ansia e dall’angoscia della guerra, che nel frattempo sta decimando la sua classe, con sempre più famiglie in fuga verso la Serbia e altri paesi. Chi non vuole lasciare la sua terra è invece il nonno Milutin che, nonostante le pressioni, è determinato a restare nella sua catapecchia per attendere il ritorno del figlio Jovan, scomparso da quasi un anno. Le milizie di pace italiane, poi sostituite improvvisamente da quelle americane, non sembrano però in grado di aiutare o proteggere la famiglia, che al calar del buio si barrica in casa terrorizzata ed è vittima di continui e minacciosi attacchi, con gli animali della fattoria uccisi o avvelenati durante la notte. Una sera, mentre Milica sta facendo i compiti – come sempre al buio, sotto al tavolo – scrivendo una lettera alle Nazioni Unite, l’attacco dei misteriosi aggressori si fa ancora più violento.

“Mrak, oltre il silenzio, dentro le tenebre”

Per non dimenticare. Di Marilina Veca

Riflessioni su MRAK, diretto e scritto dal regista Dušan Milić e presentato in anteprima assoluta al 33. Trieste Film Festival, interpretato da Slavko Štimac, Danica Ćurčić, Miona Ilov, Flavio Parenti, Ivan Zerbinati e Riccardo Maranzana.

Nel buio del cinema, i colpi che risuonano e i suoni sinistri di cui non comprendo la natura né la provenienza, rimbombano nella mia mente facendomi tremare e rannicchiare nella poltrona di velluto. Milica, la bambina protagonista del film, guarda nell’abisso e vede solo buio e in quel buio mi ritrovo con lei, terrorizzata, ad aspettare, un nemico tanto invisibile quanto crudele e inevitabile. Questo film è un percorso nel Kosovo, attraverso gli occhi dei pochi sopravvissuti, di una famiglia serba decimata; soprattutto attraverso gli occhi di una bambina di 12 anni, Milica, il cui padre è scomparso nel nulla come circa altri 2.000 serbi: rapiti dall’UCK, sequestrati, uccisi, espiantati degli organi. Di loro, come del padre della bambina protagonista di Mrak, non è stato ritrovato neanche un capello.

Collocato temporalmente pochi anni dopo i bombardamenti del 1999 – a ridosso del pogrom del marzo 2004 che ha finito per distruggere quel poco che era rimasto della vita di un popolo, il popolo serbo – la narrazione semplice e rigorosa del film ricorda i crimini che in quella terra si sono consumati e si consumano, sotto gli occhi indifferenti dell’Europa e del mondo intero. Il traffico di organi, quello della droga, la tratta degli esseri umani, gli scomparsi, le torture: tutto è evocato, intuito, interiorizzato, negli spazi oscuri che si aprono nella realtà devastante della piccola Milica. Per lei dormire sotto il tavolo diventa normale, una normalità fatta di quotidiana orrore: e diventa normale andare a scuola in un blindato, prima condotto dai soldati italiani che cantano Vagabondo e si mostrano empatici ma abbandonano da un giorno all’altro la famiglia di Milica comandati altrove; poi dai soldati americani, impermeabili Big Jim che, nel disprezzo più totale per la cultura serba continuano a chiamare la bimba “Milika”, togliendola anche l’ultima dignità, quella di avere un nome. La dimensione filmica non toglie nulla alla realtà e ci interroga anche sul ruolo del nostro Paese, geograficamente e politicamente coinvolto in questo orrore, su questo commercio che passa attraverso il sequestro, la sparizione e l’omicidio di persone alle quali la vita, la dignità, la libertà, vengono sottratte.

Crimini “ordinari”, quotidiani, come la costrizione a lasciare la propria casa, il proprio lavoro, la propria terra, mentre la Nato si espande verso Est impiantando nuove basi militari e gli Stati Uniti installano proprio nel Kosovo la più grande base militare d’Europa, Camp Bondsteel. La storia di Milica – come le altre che ho personalmente sentito e conosciuto in Kosovo, le storie di Jovan, di Milan, di Dragan, di Dejan, di Srdjan – i loro cuori, ci accompagnano in un viaggio che vuole essere occasione per accorciare la distanza tra noi e i crimini di cui tutti siamo complici. Milica scrive: “Ho 11 anni e vivo in Kosovo, ma non nella casa in cui sono nata. Quella era in un altro villaggio ed era fatto di mattoni. Avevamo l’acqua corrente e il bagno. Ha preso fuoco e mamma, papà ed io siamo venuti qui dal nonno. Da Pasqua l’elettricità salta ogni giorno. Non possiamo nemmeno ricaricare il telefono. Di notte quasi non dormiamo. Qui viviamo nella paura. Le autorità dicono di non preoccuparsi. Ci hanno dato dei fischietti da usare in caso di emergenza. … Ma a caso ci servono i fischietti? Non possono proteggerci dalla paura. nessuno può farlo. Dopo quello che è successo lo scorso marzo, sono rimasti solo sei bambini in questa scuola. Tutti gli altri se ne sono andati.” Il nonno di Milica non vuole andar via, con la caparbia, tenace, dignitosa ostinazione di chi difende il proprio diritto ad esistere: e così ogni notte il buio e la paura accompagnano il tetro rituale di inchiodare porte e finestre, La famiglia si barrica in casa, e il male può arrivare da ogni parte, cosicchè anche andare in bagno per Milica diventa una sequenza da film dell’orrore. Quando sono andata in Kosovo per la prima volta, ho chiesto: “Dove sono i serbi? Dal momento che qui non ne esiste più neanche l’ombra.” E lì è cominciato un lungo viaggio, attraverso la storia e la distruzione di un popolo, attraverso la menzogna e l’ingiustizia, e anche attraverso me stessa. Quel viaggio non è finito: la verità comincia ad affiorare, ma il luogo comune, la disinformazione, le menzogne mediatiche, il pensiero unico, il discredito lanciato su ogni operatore dell’informazione che si discosta dalla “verità” comunemente accettata, sono ancora molto forti. Kosovo e Metohija è ben lontano dalla pace, perché non esiste pace senza giustizia. Mrak ci conduce dentro le nostre paure, nel cuore di una foresta oscura, che è quella, davvero spaventosa, della crudeltà che l’uomo può operare su un altro uomo. Ognuno di noi è dentro quel buio, ognuno di noi è con Milica dentro quel buco nero fino a quando non riusciremo a guardare e vedere il volto dell’uomo dentro quell’oscurità.”

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