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IN MEMORIA DI DRAGAN

Nelle calde giornate di luglio, sulla bella costa istriana, ci sono molti bagnanti, come tutti gli anni in questo periodo. Il maestrale muove il mare e alcuni di loro giocano con le onde. Per lo più sono giovani e bambini, perché i pericoli per loro sono un’attrazione irresistibile e un’occasione per dimostrare coraggio. Il gruppo di bambini che strillando salta all’arrivo delle onde, sempre più alte, mi suscita timore e il ricordo di una tragedia, che accadde dieci anni or sono.

Per la giovinezza, la spensieratezza e la poca esperienza, ma più spesso per la disubbidienza, succede che si mette in grave pericolo la vita, non solo la propria, ma anche quella degli altri, di quelli che si muovono ad aiutare, senza guardare con indifferenza o spavento mentre annega un bambino o qualsiasi persona, ma fanno quello che la coscienza comanda, spinti dai valori profondamente radicati nel cuore.
Così era Dragan Cigan, che salvando due bambini dalle correnti del fiume Piave, perse la sua giovane vita. Molte vite sono scomparse nelle correnti di quella foce, perché non era sempre presente qualcuno che si sentiva di mettere in pericolo la propria vita per salvare quella altrui. Gli imprudenti e i disubbidienti pagavano con la propria vita, perché c’era il cartello che informava del pericolo in cui si andava incontro. Quando all’improvviso si alzò il livello dell’acqua, i più abili trovarono salvezza uscendo velocemente dall’acqua, mentre due bambini piccoli, un bimbo e una bimba, presi con il gioco, non si accorsero che la corrente li allontanava pian piano dalla costa, fino al momento in cui persero il suolo sotto i piedi e cominciarono a urlare, presi dal panico.
In molti sentirono le urla dei bambini, ma solo Dragan saltò nell’acqua. E riusci’ a trascinare quei bambini sulla riva, ma esausto dalla fatica ai fece trascinare da una potente onda. Forse non aveva la forza di rialzarsi, forse era svenuto, ma a lui nessuno corse in soccorso.

Il giorno di oggi, molti ricordano Dragan e la sua eroica impresa. Esiste anche una via con il suo nome, nel paese in cui successe la tragedia. I bambini salvati crescono con il ricordo del loro eroe. Ma i figli di Dragan crescono senza padre, e tutti i membri della sua famiglia portano nel cuore una ferita che non si può cicatrizzare. Ricordando Dragan, quella ferita sanguina sempre. Neanche la riconoscenza del Presidente della Repubblica riesce a diminuirla, ma almeno riesce a darle un senso.
Dragan era sempre nei cuori di quelli che lo amavano. Adesso è anche nei cuori dei bambini che ha salvato, nei cuori dei loro genitori, dei parenti e tutti coloro che hanno riconosciuto la grandezza del suo sacrificio. Da dieci anni è nei cuori di tutti noi che lo conoscevamo e non lo conoscevamo, come me. Tutti siamo vicini al nostro Dragan Cigan e non potremo mai dimenticarlo.

22. luglio 2017, Snezana Petrovic