Poesia di Matija Beckovic – Vera Pavladoljska
Vera Pavladoljska
La furbona voleva essere più furba
La luna si riempiva in agosto come una pozzanghera
Comparsi colorati arcobaleni sopra i laghi e le montagne
Nei cantieri delle miniere di borite
Stavo convincendo la gente sconosciuta
Nel tuo nome
Vera Pavladoljska.
Sbagliavano gli uccelli ubriachi nello spazio
La quaglia sorvolava le montagne con il suo becco
Offuscava la coscienza tra le pareti dei monti
Dalla rogna e dalla lebbra perseguitato
Fino al collo, nelle sabbie mobili, pensavo
Quanto mi amavi
Vera Pavladoljska.
Buio nel buio brillava
Un tuono incatenato languiva per le colline
Desideravo aver l’udito dei lavoratori
Ammiravo la loro forza inclemente
Pregavo un ragazzo sordo-muto
A pronunciare il tuo nome
Vera Pavladoljska.
Tutto il giorno la luna brucia in cielo
Sotto falso nome cura la sua cenere
Nel silenzio e oscurità tra gli ipocriti
Mentre la musica soffia la neve nelle orecchie
Giuravo su entrambe le mani, specialmente sulla destra
Che non ti amavo
Vera Pavladoljska.
Corteggiando una ragazza sconosciuta
Nel canyon di Tara vicino a Kolašin
Dicendo la verità in tutte le lingue
Facendo tutto per farle credere
Mentre lei taceva ricordavo
Che hai creduto a tutte le mie bugie più grandi
Vera Pavladoljska.
Con la voce di una tortora cantava l’usignolo
Tutto in questo mondo mi ricordava di te
Mi vantavo che eri impazzita per me
Che tutta la spiaggia ti corteggiava per niente
Che ti pregavo di lasciare i miei pensieri
Ma che tu non volevi
Vera Pavladoljska.
Torre di cenere nera davanti agli occhi ciechi
Stella contagiosa brucia tutto attorno a noi
Mentre il mio paracadute non s’ apriva
E quando nei più profondi abissi cadevo
Mi raccontavano che io ti stessi chiamando ad alta voce
Ma non lo ammettevo
Vera Pavladoljska.
Mi immergevo nel più profondo, scappavo nelle montagne
Per non lasciar nessuno sentire quando ti chiamavo
Ero superstizioso – chiedevo ai passanti
La tua faccia, come la immaginavano
Bramavo che passassi accanto a me tutto il giorno
Per poi non girarmi
Vera Pavladoljska.
Sul vento amoroso tra due stelle
Una spia invisibile ha qualcosa in contrario
La sete di grappa è simile alla fantasia
Nel camion che insegue la neve in estate
C’erano due labbra di donne analfabete
Simili alle tue
Vera Pavladoljska.
In tempesta cacciavo con le mani
Il miele nell’acqua dei meridiani d’oro
Descrivendo a lungo gli occhi di una donna
Nei treni senz’ordine c’erano molte viaggiatrici
Convinte che sono tutto quello che ho nella vita
Pensando a te
Vera Pavladoljska.
Chiedendo di me un proiettile vagabondo
Adesso mi cerca per ogni dove
Attirato dal magnete segreto in me
Ubriacando la luna per far dire dove sono
Molesta il mare, tenta l’aria e sabota
Tu mi tradirai
Vera Pavladoljska.
Dura la monotona biografia del sole
Le lampadine scintillano a mezzogiorno
Tipografi felici mentre assemblano ‘sta poesia
L’aria non comprende che bombarda sé stessa
Una delle stelle è incline ai vizi
Tutti i venti chiacchierano di te
Alcuni paesi ritengono che tu gli appartenga
Tu sei gelosa del tuo nome
Vera Pavladoljska.
I cablogrammi si rompono nelle acque più profonde
Nessuno sa dove sono le lettere del tuo nome
Nelle lingue morte, negli accenti falsi
Nei manoscritti delle stelle sul riflesso delle acque
Chi catturerà lo scintillio delle vocali
Emesse dall’uccello
Vera Pavladoljska.
Vera Pavladoljska (edizione bibliofila di Radomir Stević, 1962);
Si trova al Gutenberg Museum
e al Museum of Modern Art di New York City.
Traduzione:
Milica Gajić – Banja Luka, 23/5/2016
e Nikolina Đođević – Trieste, 31/5/2023
Matija Bećković (serbo cirillico: МАТИЈА БЕЋКОВИЋ) è uno dei più importanti poeti serbi del XX secolo. Nato il 29 novembre 1939 a Senta, da genitori montenegrini, ha frequentato il liceo a Valjevo e si è laureato alla Facoltà di Filologia dell’Università di Belgrado. La raccolta di esordio Vera Pavladoljska (1962), edizione bibliofila esposta al Museo Gutenberg e al Museo dell’Arte Moderna di New York, è tuttora considerata l’emblema della sua poetica. L’opera omnia del poeta, tra i titoli, include le seguenti raccolte di poesia: Il proiettile vagante (“Metak lutalica”) (1963), Così parlò Matija (“Tako je govorio Matija”) (1965), Un uomo mi disse (“Reče mi jedan čoek”) (1970), Ahimè misero me (“Lele i kuku”) (1978), Due mondi (“Dva sveta”) (1980), Notizia (“Kaža”) (1988), Piccolo di chi sei? (“Čiji si ti mali?”) (1990). Le ultime tre raccolte sono: 100 miei ritratti (“100 mojih portreta”) (2018), I miei 80 ritratti (“Mojih 80 portreta”) (2019), Quando nascerò di nuovo (“Kad se ponovo rodim”) (2019). È membro dell’Accademia Serba delle Scienze e delle Arti.
Stevka Šmitran
Matija Bećković – Unione dei Serbi (savezsrba.it)