PRIZREN – città imperiale
Scrive: Dejan Kusalo – referente per le questioni umanitarie
Per conto dell’Unione dei Serbi in Italia ho visitato il Kosovo e Metochia nel periodo dal 18 al 22 marzo, in ricordo del pogrom del 2004 avvenuto dal 17 al 19 marzo. Ho deciso di raccontare le mie esperienze di quest’ultimo viaggio in Kosovo e Metochia ma anche dei progetti che abbiamo fatto, di quelli che portiamo avanti e di quelli che abbiamo intenzione di mettere in piedi. Non ho voluto farlo in un unico articolo ma in alcuni, divisi tra loro, sempre parte di un unica idea, obiettivo e promessa: Kosovo è terra serba, la nostra Gerusalemme e il nostro Monte Sacro.
Gli articoli sono i seguenti:
– Progetto “Furgone per il Kosovo e Metochia”
– Kosovska Mitrovica, città divisa
– Prizren, città imperiale
– Gorazdevac: la tragedia di un enclave sola ma che combatte grazie alle donne dell’associazione “Briga”
– Sonja Rakocevic: il ricordo e la promessa
– Zocište, il più visitato monastero ortodosso dai musulmani
– Conclusione: situazione delle cucine popolari in Kosovo e Metochia, dei monasteri e chiese, della popolazione e della dura convivenza nella regione.
PRIZREN
città imperiale
Prizren è (stata) una delle città più multiculturali della Serbia e dei Balcani: le lingue ufficiali qui sono tre (albanese, serbo e turco) e, nonostante il numero delle moschee sia nettamente superiore, la città custodisce anche importantissimi chiese ortodosse e una chiesa cattolica.
La storia della città è molto complessa, è passata spesso da un regno ad un altro, da un impero all’altro, passando un lungo periodo (dal 1455 al 1912) sotto l’impero Ottomano fino alla sua liberazione dopo le guerre balcaniche. Durante la seconda guerra mondiale è stata sotto la dominazione italiana anche se in maniera indiretta – fu donata allo stato fantoccio albanese di quel periodo. Fu fondata nel VI secolo con il nome di Teranda, quando fu retta anche la fortezza Kalaia, o Kagliai (alb. Kalaja / ser. Kaljaj-Каљај), per poi cambiare nome in Prizdrijana (Pri – vicino a; Drijan/Drim il fiume Drim). Dall’evoluzione del nome arriviamo a quello attuale della città e cioè Prizren.
La città si evolve soprattutto nel periodo del regno, e poi impero, serbo (inizio XII secolo). Diventa una importante città mercantile, vi arrivano mercanti e colonie da tutta Europa, soprattutto da Ragusa la Bella, Venezia ma anche di altre zone d’Europa, da Catarro ecc. Prizren divenne il più importante centro economico serbo ed è sempre qui che si comincia anche la produzione di una moneta propria. A partire da XII secolo vengono fondate chiese e monasteri di straordinaria bellezza e importanza, alcune rette sulle rovine di chiese del periodo bizantino. Bogorodica Ljeviska, devastata più volte nella sua storia e nel periodo ottomano utilizzata come moschea – l’ultima devastazione risale al pogrom del 2004 dove fu saccheggiata e data alle fiamme e copernizzata (metodo utilizzato per rovinare in maniera definitiva gli affreschi, bruciando pneumatici la reazione chimica del calore e del fumo ha rovinato in maniera definitiva affreschi risalenti a molti secoli fa), o il monastero dei Santi Arcangeli, devastata ancora nel periodo turco-ottomano e i cui resti furono usati per la costruzione della moschea di Sinan Pasha, una delle più belle moschee della Serbia. Sono presenti molte altre chiese ortodosse e moschee, una chiesa cattolica del XIX secolo costruita sui resti della chiesa serbo-ortodossa – ma anche un seminario serbo-ortodosso e un cimitero ebraico che prova la presenza ebraica in città risalente al XVII secolo. Un fatto curioso è che purtroppo anche la presenza di Ebrei in Kosovo sia alquanto diminuita, passando da circa 800 individui a un’ottantina, e che a Prizren, dove si trova il maggior numero – 50 individui circa, sia 5 volte più numerosi di quella serba. A prova di come il piano di cancellare la presenza serba nella regione sia, purtroppo, riuscito e che la pulizia etnica, di cui nessuno nell’Occidente parla, sia un fatto reale e taciuto.
Nonostante tutti gli avvenimenti tragici della sua storia Prizren ha sempre mantenuto la sua multiculturalità, almeno fino al 1999 quando il numero dei serbi di questa città passò da 12000 persone a praticamente una decina, a causa di una repressione del cosiddetto stato seccessionista del Kosovo e della popolazione albanese. Oggi Prizren è considerata una città tranquilla, per lo più, e una delle poche oasi di pace in Kosovo e Metochia dove, nonostante la dura repressione e pulizia etnica ai danni della popolazione serba avvenuta pochi anni fa, si può ancora parlare serbo senza rischiare di essere presi di mira. Oltre le enclave serbe questa città è l’unico posto in Kosovo dove io personalmente mi sento in pace caminando per le strade parlando in serbo.
Parlando però delle cose belle non si può dire di essere stati a Prizren senza averla ammirata in tutto il suo splendore dall’alto. Per panorami mozzafiato occorre raggiungere Kaljaj, la fortezza che domina la città dall’alto. Una volta in cima è impossibile non rimanere colpiti dal numero di minareti che punteggiano il panorama: sono davvero tanti. Trovarsi nel punto panoramico durante il momento del richiamo alla preghiera è sicuramente suggestivo.
Prizren è adagiata lungo il fiume Bistrica (trsl. Ital. Bisstritsa, alb. Lumbardhi), che divide in due la città. Il fiume è tagliato da diversi ponti, tra cui il Ponte di Pietra ricostruito secondo i parametri originari poiché crollato a seguito di un’alluvione alla fine degli anni ’70. Dal lato opposto del centro storico di Prizren è possibile ammirare due edifici curiosi, entrambi situati lungo la via principale: un minareto senza moschea e i bagni turchi che, attualmente, sono in fase di ristrutturazione.
Gli edifici religiosi più importante di Prizren sono, senza dubbio, la moschea Sinan Pasha e la chiesa di Bogorodica Ljeviska (Cattedrale di Nostra Signora di Ljeviš). La moschea è davvero imponente, collocata all’ingresso del quartiere Shatërvan. È visitabile e, al suo interno, si possono scattare fotografie. Mi raccomando, una volta raggiunta la moschea, camminate con il naso all’insù perché le decorazioni, sia delle volte esterne che della cupola interna, sono semplicemente meravigliose. La cattedrale di Nostra Signora di Ljeviš (in serbo: Богородица Љевишка) è una costruzione del XII secolo appartenente alla Chiesa Ortodossa Serba, situata nella città di Prizren in Kosovo. Sotto la dominazione ottomana venne convertita in una moschea, per poi essere riconvertita in chiesa ortodossa agli inizi del XX secolo. Il 31 luglio 2006 venne inserito nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO come estensione del monastero di Dečani, già inserito nella lista due anni prima. Fra il giugno del 1999 e la metà del 2002 la chiesa restò sotto la protezione dei soldati della KFOR. Il 17 marzo 2004 venne seriamente danneggiata dagli albanesi in una delle campagne di violenza contro la minoranza Serba in Kosovo. Un gruppo di esperti, sotto il patrocinio del Consiglio d’Europa, ha visitato più volte il sito della cattedrale per valutare l’entità dei danni, ma non è stato compiuto alcun passo concreto.
Prizren rappresenta oggi molte cose: per i serbi era, e sarà per sempre, la loro, nostra, piccola Firenze, città di cultura, storia, simbolo del regno e dell’impero serbo e di una città che, sotto la dominazione serba, è cresciuta ma che ha sempre saputo accogliere chiunque ci si volesse recare per fare affari, vivere o semplicemente visitarla. Per gli albanesi è simbolo nazionale visto che nel 1878 vi fondarono la Lega per la Difesa dei Diritti della Nazione Albanese comunemente conosciuta col nome di Lega di Prizren (in albanese: Lidhja e Prizrenit) – organizzazione politica albanese fondata nell’allora villayet (provincia) dell’Impero ottomano e che aveva come obiettivo la difesa degli interessi della nazione albanese.
Ciò che consiglio a chi si reca a Prizren è quella di visitare la città passeggiando per le sue vie, di visitare tutte le chiese e moschee della città, di fare un giro al Monastero dei Santi Arcangeli, dove tra l’altro c’è la tomba del primo imperatore serbo Stefan Dusan Nemanjic, ma anche di fermarsi obbligatoriamente in uno dei ristoranti del centro per godersi l’ospitalità degli abitanti di Prizren e soprattutto godersi l’enorme varietà di piatti che Prizren possiede – per me è in assoluto la città dove si mangia meglio in … Serbia.
Ho voluto apposta finire ribadendo che Prizren è Serbia, considerando anche il periodo buio attuale – che poi non è nemmeno tra i peggiori che abbiamo visto, rinnovo il saluto e la promessa, presa in prestito da un altro popolo martoriato, quello ebreo, che si è salutato per 2000 anni dicendo “l’anno prossimo a Gerusalemme”…beh, l’anno prossimo a Prizren!
Догодине у Призрену!
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