Il Giorno dell’Armistizio

Il Giorno dell’Armistizio, che si celebra in Serbia l’11 novembre, commemora la fine della Prima Guerra Mondiale ed è una delle feste nazionali serbe più solenni.

La Serbia ha giocato un ruolo cruciale nella Prima Guerra Mondiale, nonostante fosse un piccolo stato con risorse limitate rispetto alle grandi potenze dell’epoca. L’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo, compiuto dal giovane serbo Gavrilo Princip, fu il “casus belli” che scatenò il conflitto. L’Impero austro-ungarico attribuì l’assassinio alla Serbia, accusandola di fomentare il nazionalismo slavo e usando questo pretesto per dichiarare guerra al Paese il 28 luglio 1914. Da questo evento ebbe inizio una guerra che avrebbe rapidamente coinvolto l’intera Europa e, successivamente, il mondo intero.

Una trentina di anni prima a Trieste, Guglielmo Oberdan, nato nella nostra città nel 1858, un patriota e rivoluzionario italiano, divenne celebre per il suo tentativo nel 1882 di assassinare l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria, quando l’imperatore programmò una visita a Trieste per celebrare i 500 anni di dominazione austriaca della città. Oberdan, insieme ad altri esponenti del movimento irredentista, viaggiò fino a Trieste con alcuni ordigni esplosivi, intenzionato a compiere l’attentato. Tuttavia, prima di poter agire, venne arrestato dalla polizia austriaca. Oberdan venne processato per alto tradimento e condannato a morte. Il 20 dicembre 1882 fu giustiziato per impiccagione, proprio a Trieste, a soli 24 anni.

Ricordiamo che un anno fa, il 27.10.2023, è stata inaugurata proprio a Trieste, presso la sala della Comunità religiosa serbo-ortodossa di Trieste, sita in via Genova 12, la mostra dell’Archivio Nazionale di Serbia “Il Regno di Serbia e il Regno d’Italia”, in occasione dei 140 anni dallo stabilimento dei rapporti diplomatici tra i due paesi. E’ tuttora possibile visitare questa mostra presso la sala sopracitata, ogni domenica dalle ore 10 alle ore 13. Due tematiche sono predominanti in questa mostra: la cultura e la guerra. A loro modo, entrambe hanno segnato i legami tra i serbi e gli italiani nella seconda metà del XIX e agli inizi del XX secolo, fino al 1918. Ad esempio, i garibaldini italiani presero parte di volontari alla prima guerra serbo-turca, al fianco dell’esercito serbo: questo è ben descritto nel libro “La Serbia” di Giuseppe Barbanti Brodano, anch’egli garibaldino. All’inizio del XIX secolo agli artisti e scienziati serbi l’Italia appariva come un paese attrattivo. Viaggiando per l’Italia negli anni venti del XX secolo, il premio Nobel Ivo Andrić ripercorse la via seguita prima da altri celebri serbi: Njegoš, Vuk Karadžić, Dositej Obradović, Ljubo Nenadović ecc.

Nel XIX secolo l’interesse per la Serbia da parte degli stranieri, tra i quali gli italiani, crebbe tanto. Bartolomeo Cuniberti, proprietario della prima farmacia a Belgrado (1827) e medico del regnante Obrenović, fu tra i primi italiani che trovarono nel XIX secolo un posto nella storia serbo. Diversi anni dopo, l’artista italiano Enrico Pazzi, venne scelto per realizzare un monumento al principe Mihailo Obrenović sulla principale piazza di Belgrado. Numerosi artisti italiani furono ospiti a Belgrado nel corso della seconda metà del XIX e nella prima metà del XX secolo.

La Prima Guerra Mondiale riportò i garibaldini in Serbia. Il loro percorso di guerra è descritto nel film di Nicola Lorenzin “I sette morituri”. Per l’Italia e la Serbia la Prima Guerra Mondiale fu un periodo di alleanza. Secondo una relazione del Ministero della Marina italiano, durante la ritirata dell’esercito serbo e dei civili attraverso l’Albania, tra il 12 dicembre 1915 e il 22 febbraio 1916, 11.650 profughi, malati e feriti, vennero trasportati dall’Albania a Brindisi, Lipari, Marsiglia e Biserta, mentre 130.840 soldati serbi vennero portati a Corfù in Grecia.

Cogliamo l’occasione per ricordare la mostra Dai Balcani al Trentino. L’Odissea dei prigionieri serbi durante la Prima Guerra Mondiale”, che è stata inaugurata a Trentino a luglio 2022, a Trieste ad aprile 2023 e a Belgrado a settembre 2023. La mostra ha fatto rivivere la storia quasi dimenticata dei prigionieri di guerra e dei civili serbi durante la Prima Guerra Mondiale, che vissero sul territorio della Regione Trentino-Alto Adige (provincia di Trento), venuta a galla grazie alle fotografie, memorie e racconti degli abitanti delle comunità di Castellano e di Vila Lagarina, vicino a Rovereto.

Sebbene non si conoscano i numeri esatti, la gente del posto parla di almeno 500 prigionieri serbi, molti dei quali lasciarono le loro ossa per sempre in questi luoghi. Questa mostra è stata realizzata per la prima volta a Castellano nel luglio 2022 ed è il frutto della collaborazione dell’istituto storico “Pro Loco Castellano – Cei” e del laboratorio di ricerca storica “Don Zanolli” di Villa Lagarina con il Consolato Generale della Repubblica di Serbia a Trieste.

Contributo Militare della Serbia nella I Guerra Mondiale:

La Serbia divenne subito uno dei principali fronti di battaglia, difendendosi con grande tenacia dagli attacchi delle forze austro-ungariche. Durante il conflitto, l’esercito serbo inflisse diverse sconfitte significative all’Austria-Ungheria, come nelle battaglie di Cer e Kolubara, le prime grandi vittorie degli Alleati nella guerra. Queste vittorie aumentarono il morale della coalizione Alleata e dimostrarono la resilienza dell’esercito serbo, nonostante le scarse risorse e le condizioni difficili. I serbi riuscirono a rallentare gli eserciti dell’Impero austro-ungarico e a tenere occupata una parte delle forze nemiche, distogliendo così attenzione e risorse che gli Imperi Centrali avrebbero potuto impiegare su altri fronti.

Sacrifici Umani e Perdita di Popolazione:

La Serbia pagò un prezzo altissimo in termini di vite umane. Si stima che circa 1,2 milioni di serbi, tra soldati e civili, persero la vita durante la guerra e le conseguenze delle epidemie e della carestia. In percentuale, il bilancio delle vittime serbe fu uno dei più alti tra tutte le nazioni coinvolte, con la perdita di circa il 25% della sua popolazione prebellica e quasi il 60% degli uomini adulti. Questa devastazione influì profondamente sulla struttura sociale e demografica del Paese, con intere generazioni di giovani uomini andate perdute e famiglie decimate.

Effetti sul Piano Politico e Sociale:

Alla fine della guerra, la Serbia emerse come uno dei Paesi con più meriti nella vittoria alleata. Il sacrificio della Serbia e il suo contributo alla sconfitta degli Imperi Centrali contribuirono a guadagnarle il rispetto e la riconoscenza dei Paesi Alleati. Dopo il conflitto, la Serbia divenne il nucleo centrale del neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (che nel 1929 diventerà la Jugoslavia), un progetto di unità slava che rappresentava un cambiamento significativo nella mappa geopolitica dei Balcani e che avrebbe segnato la storia della regione per il resto del secolo.
In sintesi, la Serbia contribuì alla Prima Guerra Mondiale non solo attraverso la resistenza e il coraggio delle sue forze armate, ma anche con un sacrificio umano senza precedenti. La determinazione e il patriottismo del popolo serbo, insieme alle sofferenze subite, hanno lasciato un segno profondo nella memoria storica del Paese e nel corso degli eventi del XX secolo.

Ancora una dimostrazione del forte legame tra l’Italia e la Serbia – articolo Trieste News: 11 novembre fine della Prima Guerra Mondiale in Serbia

 

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