Mentre sto di fronte al monumento eretto in onore di coloro che non sono mai tornati alla loro patria
Noi siamo venuti qui, in questa parte d’Italia, volontariamente, senza costrizioni. Ma il dolore inevitabile chiamato nostalgia, ci ricorda che non è proprio così. Alcuni di noi sono stati espulsi dalla Croazia, dalla Bosnia ed Erzegovina, dal Kosovo e Metohija, alcuni sono stati espulsi dalle sanzioni, dalla distruzione permanente della Serbia…
Siamo una giovane diaspora rispetto a coloro che sono fuggiti dopo la Seconda Guerra Mondiale, ovvero tutti quelli che non erano d’accordo con il regime comunista ateo.
Non esiste l’immigrazione volontaria! Sono pochi quelli che non sentono nostalgia e amore per la propria Patria. Perché Dio ha creato le nazioni e ha dato a ciascuna nazione una Terra in cui vivere e costruire. E amare. Questa terra si chiama Patria. È amata, è costruita, è difesa. Si soffre per lei quando siamo lontani e siamo sempre felici quando torniamo. E ci torniamo sempre per terminare questa vita terrena, se possibile.
E con gli anni che passano, invece di diminuire, la nostalgia aumenta.
Mentre sto di fronte al monumento eretto in onore di coloro che non sono mai tornati in patria, le cui ossa riposano nelle montagne del Trentino, nella tomba segreta della foresta, mentre leggo i nomi di coloro che riposano lì, tutti più giovani di me, le lacrime mi scorrono sulle guance. So che non sono venuti in Trentino di loro spontanea volontà. Sono stati strappati alle loro famiglie, alle loro mogli e ai loro figli, alle loro madri, solo perché erano sudditi di un grande impero conquistatore, l’Austria-Ungheria, e anche perché erano serbi, “colpevoli” dell’inizio della Grande Guerra. Non sapevano nemmeno dove li stavano portando, e noi non sapevamo, quando siamo arrivati qui, che erano stati qui un secolo prima di noi.
Ora che lo sappiamo, non li dimenticheremo. Lo Stato della Serbia non li dimenticherà! Quando il ministro Nikola Selaković ha iniziato a recitare i versi di Vojislav Ilić, quando ha fatto il segno della croce prima di svelare il monumento dedicato ai caduti, in presenza delle consolesse Ivana, Marina e Radmila, che in Italia rappresentano dignitosamente la nostra amata Serbia e servono diligentemente il popolo serbo disperso nelle regioni del nord Italia, in presenza della presidentessa della Unione dei Serbi in Italia, Lidija, e dei rappresentanti di molte associazioni serbe, le mie lacrime si sono trasformate in lacrime di gioia. Non vi dimenticheremo, nostri cari! Non vi dimenticherà la vostra Serbia! Ecco, è arrivata una nuova era! Sta crescendo una nuova generazione che segue la strada di San Sava! Ecco un giovane ministro del governo serbo che trasformerà il vostro ricordo in una tradizione.
La prima volta che abbiamo celebrato la memoria dei defunti con una commemorazione è stato nel 2007. Il primo a ricordarsi di loro è stato il nostro parroco, padre Milivoje Topić. Ogni anno ha celebrato una messa commemorativa nel Mausoleo di Castel Dante, dove ci sono le placche con i loro nomi. Alla commemorazione ha sempre partecipato anche la signora Mirjana Kotlajić, all’epoca console della Repubblica di Serbia a Trieste. Grazie a padre Milivoje Topić e alla console Mirjana Kotlajić, la commemorazione per i Serbi che hanno terminato le loro vite in queste zone è diventata una tradizione che è stata interrotta solo dal Covid. Grazie a loro, e con l’aiuto generoso del circolo delle Sorelle Serbe di Rovereto: Ljiljana, Svetlana, Lidija, Sanja e Snežana e delle loro famiglie, la bandiera serba sventola anche nel Viale delle Nazioni dal 17 aprile 2010.
Noi, Serbi che viviamo in Italia, non vi dimenticheremo! I nostri figli frequentano la scuola supplementare in lingua serba a Rovereto, che esiste dal 2010. Imparano l’alfabeto cirillico, la storia del popolo serbo, rimarranno Serbi anche se sono nati in Italia. Siamo qui anche per voi, per non lasciarvi soli, per non farvi dimenticare.
Rovereto, 16 luglio 2023
Snežana Petrović
Traduzione, Nikola Sandić