Serbia e Italia, nazioni vicine – intervista a Console generale della Repubblica di Serbia, Ivana Stojiljković.

di Roberto Srelz – Trieste news

La Serbia: nazione vicina all’Italia e al cuore dell’Europa per storia, per tradizione e per importanza strategica. Per molti italiani, però, ancora poco conosciuta: la recente presentazione del fumetto “Benvenuti in Kosovo” diventa un’occasione per parlarne. Nonostante i rapporti molto stretti, cresciuti ulteriormente nel corso degli anni e divenuti ora di partnership commerciale primaria, la Serbia del 2021 è un paese che molti italiani sentono ancora distante. Incontriamo, a Trieste, il Console generale della Repubblica di Serbia, Ivana Stojiljković.

Come mai, Console, secondo lei?

“Quanto conosciamo di un paese e del suo popolo dipende dai nostri interessi personali; in primo luogo, dai contatti, e dai mezzi di informazione che ci circondano. Le circostanze belliche le quali, nei precedenti tre decenni, hanno coinvolto i paesi dei Balcani, sono il motivo perché la Serbia, maggiormente, viene presentata in modo non adeguato. Adesso dobbiamo lavorare diligentemente, e occorrerà del tempo affinché questa ingiustizia si possa correggere; ma ci muoviamo verso questo scopo, e con molto successo. I serbi e gli italiani, da secoli, sono stati molto più grandi amici di quanto la storia abbia registrato e ricordato. Anche se la maggior parte dei cittadini italiani non sa che, nientemeno, 17 imperatori romani sono originari dal territorio della Serbia, questa sfortunata epidemia Covid-19 ha fatto si che un grande numero di vostri cittadini cominci a conoscere il nostro paese e i suoi reali valori. L’amicizia tra la Serbia e l’Italia è stata ulteriormente rinforzata durante questi tempi difficili: durante la prima ondata dell’epidemia, nel mese di aprile 2020, il presidente Vučić ha inviato in Italia un aereo con gli aiuti sanitari, con le attrezzature, mentre il Governo italiano già nel mese di agosto dello scorso anno ha inviato in Serbia una squadra di sanitari la quale, con l’esperienza acquisita durante la prima ondata, ha aiutato i nostri medici nei momenti più difficili”.

Come sta affrontando, la Serbia, l’epidemia di Covid-19?

“Le autorità odierne, con il presidente Aleksandar Vučić a capo, hanno portato la Serbia ad essere considerata un partner di fiducia. Le amicizie e la collaborazione con l’Occidente e l’Oriente ci hanno permesso il rifornimento con il maggior numero dei vaccini che si trovavano sul mercato e di iniziare con successo l’immunizzazione di massa non solo della nostra cittadinanza ma anche quella dei paesi vicini. Nel nostro paese, che ha poco più di sette milioni di abitanti, sono stati somministrati 5,15 milioni di dosi di vaccino, e la Serbia ha donato vaccino anche ai paesi vicini – al Montenegro, alla Macedonia del Nord, alla Republika Srpska e alla Bosnia Erzegovina. Allo stesso modo, i cittadini dei paesi vicini potevano prenotare e vaccinarsi durante il proprio soggiorno in Serbia. L’immagine della Serbia sta cambiando ogni giorno in meglio, e la gente ci conosce proprio per quello che siamo: onesti, laboriosi, cordiali, pacifici”.

Quanti italiani visitano, ogni anno, la Serbia? Quali le destinazioni primarie e le motivazioni dei viaggi? 

“Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto numerose domande da parte dei cittadini italiani che desiderano visitare la Serbia. Non conosciamo il loro numero esatto, ma, se prendete in considerazione che in Serbia lavorano circa 2000 imprese italiane, tale numero può essere espresso già in decine di migliaia contando le sole persone che vanno in Serbia per motivi di lavoro. Ugualmente, lo scambio culturale è ad alto livello, grazie alle attività del centro culturale italiano a Belgrado: diverse migliaia di artisti lavorano in Serbia durante l’anno. L’ultima collaborazione culturale è stata realizzata fra la regione Friuli Venezia Giulia, con ‘Il Piccolo Opera Festival’, e la città di Kragujevac. Per quanto riguarda esclusivamente il turismo, gli italiani sono molto interessati a conoscere e visitare il patrimonio culturale serbo: i monasteri medievali, le fortezze, gli insediamenti neolitici come Lepenski Vir e Viminacium (i luoghi dai quali provengono gli imperatori romani), e numerosi musei, soprattutto il museo dedicato all’opera di Nikola Tesla e il museo etnografico”.

E quanti serbi vivono in Italia?

“In Italia vive un cospicuo numero di cittadini serbi. Il numero esatto è difficile da stabilire perché la Repubblica Italiana fa i censimenti ufficiali registrando solo coloro che hanno esclusivamente la cittadinanza serba (non vengono considerati quelli che hanno la doppia cittadinanza serba e italiana). Quest’anno sono state censite 33mila e 322 persone, e il maggior numero abita e lavora nelle regioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Il numero di persone che hanno ottenuto anche la cittadinanza italiana è molto grande”.

In cosa le aziende italiane del nordest italiano sono maggiormente presenti in Serbia? In cosa lo è, nello specifico, il Friuli Venezia Giulia?

“La collaborazione economica con l’Italia è molto sviluppata e diversificata. L’Italia rappresenta il secondo partner più importante per lo scambio commerciale con la Serbia e uno dei più grandi investitori sul territorio. Lo scambio commerciale nel 2020 era di 3.354 miliardi di euro. In Serbia si sono registrate ed eventualmente aperte circa 1850 imprese italiane, con parziale o maggioritaria proprietà italiana, che danno occupazione a circa 39mila addetti; tra i più importanti investitori ci sono nomi come Intesa Sanpaolo, FIAT Chrysler, Unipol Sai, Ferrero, Cogeme Group. Negli ultimi anni, la regione Veneto era la più presente in base al numero di investimenti, mentre il Friuli Venezia Giulia, con lo sviluppo del Porto di Trieste e con gli importanti posizionamenti sul piano internazionale delle vie commerciali, è diventata sempre più vicina nella collaborazione. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia è in vista un altro grande investimento: all’inizio di quest’anno ho avuto l’occasione di visitare un’altra grande compagnia, Danieli & C. a Udine, e ho iniziato le negoziazioni approfondite sugli investimenti in Serbia. Durante i nostri colloqui abbiamo parlato anche degli investimenti nell’ambito della protezione ambientale. Sono certa che con la stabilizzazione della situazione epidemiologica si apriranno anche numerose altre possibilità di collaborazione economica con la Regione”.

Per quanto riguarda la logistica e i trasporti?

Belgrado e Trieste sono i due tra più importanti punti di contatto tra l’Est e l’Ovest; proprio per questo motivo, le mie prime attività da quando ho iniziato il mandato di Console Generale sono state indirizzate al rinforzamento dei collegamenti aerei e su gomma tra le due città. Il dottor Enrico Samer, direttore della compagnia Samer&Shipping la quale da tempo lavora anche in Serbia, il presidente dell’Autorità Portuale del Mare Adriatico Orientale dottor Zeno d’Agostino e il direttore dell’aeroporto di Trieste, dottor Marco Conslavo, sono stati i miei interlocutori e i partner nel sviluppare questo progetto di collegamenti”.

A che punto si è arrivati?

“La reintroduzione della linea aerea diretta fra Belgrado e Trieste era a un passo della sua realizzazione, ma è stata purtroppo interrotta dall’epidemia. Nello stesso tempo abbiamo parlato del rinforzo del trasporto ferroviario, e tutto questo con lo scopo di creare i migliori e più forti collegamenti economici e commerciali.

Molti in Italia parlano di una Serbia che sta emergendo e guarda all’Europa, con una promessa di apertura dell’Unione a est; altrettanti parlano di una Serbia che ha un’economia ancora in forte crisi, e di un paese nel quale, fuori dai centri principali, c’è una diffusa povertà che spinge i giovani all’emigrazione. Con una promessa d’ammissione nell’Unione Europea che non sarà mai mantenuta. Che cosa ne pensa? Qual è realtà?

“L’adesione all’Unione europea rappresenta la priorità chiave nella politica estera della Serbia. In questo procedimento molto importante e difficile per la Serbia, durante il quale davanti a noi sono state poste le più difficili condizioni, l’Italia rimane un partner molto importante perché sostiene il proseguimento dell’allargamento dell’Unione Europea e sostiene la Serbia anche nel procedimento d’integrazione. Il Fondo Monetario Mondiale ha stimato che la Serbia ha resistito bene durante la pandemia Covid-19, e si aspetta che la ripresa economica prosegua durante l’anno 2021, mentre il crollo delle attività economiche nel 2020 è stato stimato in circa l’1 per cento e rappresenta la percentuale più bassa in Europa. Oltre gli aiuti diretti da parte dello stato serbo che sono stati inviati alle famiglie per ben tre volte, all’inizio del 2021 sono state aumentate le paghe nel settore pubblico, le pensioni e il salario minimo per i lavoratori.

E i giovani che lasciano il vostro paese?

“Negli ultimi due anni, il Governo della Repubblica di Serbia ha lavorato intensamente sul programma che riguarda il rientro dei cittadini serbi dall’estero, ma cerca anche di trattenere i giovani in Serbia. prima che si arrivi alla scelta di lasciare il paese. Questo si può ottenere rinforzando le infrastrutture e lo sviluppo economico, ma anche con le misure concrete: con gli stimoli in forma degli interventi per migliorare l’occupazione e trovarne anche per i nostri cittadini che arrivano dalla diaspora, e per i nostri cittadini che hanno concluso l’istruzione all’estero. In Serbia, Fondo per le ricerche scientifiche rilascia anche voucher per le persone dalla diaspora; cerchiamo di effettuare il riconoscimento elettronico dei diplomi che i nostri giovani hanno ottenuto all’estero, creiamo i benefici fiscali nel caso in cui il cittadino voglia aprire una start-up oppure un’ impresa innovativa. Nello stesso tempo, grazie al grande numero di investimenti esteri diretti, la Serbia si sta sviluppando in modo omogeneo, e non ci sono delle migrazioni interne importanti verso le grandi città, in cerca del lavoro. Circa 400mila persone sono tornate durante lo scorso anno proprio dall’estero, e il maggior numero è rimasto in Serbia, dove lavorano e vivono.

La Russia, dal 2015, ha cambiato la sua politica economica per far fronte alle sanzioni europee e statunitensi; la Serbia, pur in un contesto diverso, con il presidente Vucic dal 2017 ha mostrato di voler intraprendere una strada di rinnovamento simile. Come sono cambiate le modalità di sviluppo internazionale delle imprese in Serbia?

“La Serbia è un paese che offre la qualità e le condizioni equilibrate per lo sviluppo e diventa un nuovo mercato in espansione, ricco di risorse tecnologiche e di servizi con il maggiore valore aggiunto. Grazie ai numerosi accordi sui rapporti nel commercio estero, la Serbia risulta un ottimo posto per gli investitori, perché rappresenta un mercato complessivo di circa 1,3 miliardi di acquirenti che fanno affari secondo particolari benefici. La Serbia è, oggi, leader europeo per quanto riguarda l’attrazione degli investimenti esteri diretti, per cui è stata proclamata come migliore destinazione per gli investimenti nel mondo. Il mondo del lavoro serbo è stabile, la Serbia offre le condizioni sul mercato trasparenti e concorrenziali, e la manodopera è altamente istruita: il 24 per cento di persone in Serbia ha conseguito la laurea, l’86 per cento parla correntemente la lingua inglese, il 12 per cento la lingua tedesca, il 6 per cento la lingua francese o spagnola e il 4 per cento la lingua italiana”.

Per quanto riguarda proprio l’Italia? importanti imprese hanno deciso di internazionalizzare creando una presenza in Serbia: non solo per quanto riguarda il manifatturiero, ma anche nei servizi avanzati. La Serbia cresce assieme alle aziende che ora lavorano in Serbia, o c’è il rischio che sia solo una questione di manodopera a basso costo?

“I rapporti diplomatici e bilaterali fra Italia e Serbia sono stati instaurati più di 142 anni fa, e hanno continuato a svilupparsi. I legami commerciali ed economici sono stati rinforzati ulteriormente con l’accordo italo-serbo sul partenariato strategico, firmato 12 anni fa. In Serbia sono presenti, allo stesso tempo, imprese italiane di diverse grandezze e di diverso tipo di attività, in base alla posizione geografica ma distribuite sul tutto il territorio, in modo equo, dal nord al sud della Serbia. Dopo la pandemia è apparso un crescente interesse delle imprese italiane a trasferirsi in Serbia, che vedono come un mercato dove andranno a piazzare i loro prodotti. La vedono anche come il luogo di produzione favorevole poi per l’export, soprattutto nei paesi con i quali la Serbia ha firmato gli accordi per il commercio agevolato. Belgrado è, come Trieste, un incrocio dove si incontrano l’Est e l’Ovest: per questo incrocio passano importanti corridoio di trasporto via gomma, fluviale e aereo. Fra tutti gli investitori esteri, le ditte italiane sono rappresentate nella percentuale di circa il 19,4 per cento. Il primo investitore italiano importante in Serbia è stata, storicamente, la Fiat. Grazie all’aiuto della Fiat, successivamente sono state aperte molte altre imprese dell’industria automobilistica. Oggi ci sono le banche, le assicurazioni, ma anche l’industria tessile italiana con marchi come Pompea, Golden Lady, Calzedonia, Olimpias. Le società italiane sono presenti in quasi tutti gli settori dell’economia: nell’edilizia, nella tecnologia dell’informazione, nel settore che si occupa delle energie rinnovabili, nell’industria delle calzature, degli imballaggi, degli elementi meccanici, della lavorazione di legno, dei mobili e nell’agricoltura. Colgo questa occasione proprio per invitare le imprese italiane a mettersi in contatto con la nostra nazione e a creare un partenariato lavorativo con la Serbia”.

Una Serbia come paese ponte fra Asia e Occidente. Tradizionalmente amica della Russia con la quale ha relazioni economiche e strategiche molto forti, la Serbia è riuscita a mantenere e a sviluppare buoni rapporti con gli Stati Uniti, pur non rinunciando agli investimenti strategici fatti dalla Cina. La Serbia è parte della Nuova Via della Seta da un punto di vista della logistica; nondimeno, è parte anche della Nuova Via della Seta digitale. Qual è la chiave di questa diplomazia?

“Il segreto del successo sta nella politica, che si occupa di tutti i dettagli curandoli come se lo Stato fosse una famiglia. Ed è il successo della diplomazia onesta che gestisce il presidente della Serbia. Un risultato come quello di avere degli amici in tutte e quattro le parti del mondo, e ottenere il rispetto dei più grandi capi di Stato e dei politici importanti delle nazioni lo può ottenere solo colui che ha le visioni chiare, e che tiene ben presente l’interesse del suo popolo. Interesse che combacia, molto spesso, con gli interessi regionali, europei e anche mondiali. La Serbia è un partner buono e affidabile e per questo motivo ha forti rapporti di amicizia, strategici ed economici, in tutto il mondo”.

La cooperazione economica con la Cina permette alla Serbia di risolvere alcuni degli aspetti più delicati della sua situazione economica, rimasta lenta per molti anni. Pensando agli accordi firmati a fine 2020 fra il presidente Vučić e il primo ministro Hoti, però, che hanno messo un freno all’ingresso nel paese dei colossi della comunicazione cinese, riuscirà la Serbia a mantenere l’equilibrio creato fra Oriente e Occidente politico?

“Come ha sottolineato il presidente Vučić, l’Accordo di Washington non ha finora in alcun modo compromesso la collaborazione con nessun partner della Serbia. La Cina è stata uno dei più importanti partner per la Serbia nella lotta contro il Covid-19: oltre agli aiuti in medicinali e le attrezzature mediche, il maggior numero dei vaccini è stato acquistato proprio in Cina, e con le donazioni cinesi sono stati aperti i laboratori per la ricerca contro il virus mentre adesso è in corso la costruzione della fabbrica cinese per la produzione del Sinopharm. Inoltre, la Serbia è criticata proprio da coloro che hanno una collaborazione molto più cospicua con la Cina. La collaborazione con la Cina è reciprocamente di grande importanza perché ha sbloccato l’industria serba e ha permesso la ricostruzione delle infrastrutture in Serbia. A parte la Russia, gli USA e i paesi dell’Unione Europea, la Cina è un paese con il quale la Serbia sta costruendo un partenariato strategico. Facciamo parte dell’iniziativa, con i paese dell’Europa centrale ed Orientale (17+1), per una nuova riapertura dei canali di commercio occidentali che seguono l’antica ‘Via della Seta’ e questo rappresenta per la Serbia una condizione chiave per una stabilità globale”.

La Serbia, la corruzione, la mancanza di libertà di stampa nonché di una vera e propria opposizione politica in Parlamento. Sono accuse che vengono sollevate di frequente: fanno da specchio, peraltro, a quelle mosse all’Ungheria e più di recente alla Polonia; secondo gli analisti, costituiscono l’ostacolo principale verso rapporti ancora più stretti con l’Unione Europea. Qual è la posizione del governo serbo?

“La lotta contro la corruzione e contro il crimine è uno degli incarichi più importanti per il governo odierno della Serbia. La prova che il Governo Serbo si stia occupando molto seriamente di questo è proprio il fatto che nessuno di quelli che non hanno rispettato le leggi vigenti sia stato ‘protetto’, a prescindere dalla posizione e dall’appartenenza politica.
Per quanto riguarda la libertà della stampa e dei mezzi d’informazione, il presidente Vučić recentemente ha sottolineato che i rappresentanti di tutti i media serbi fanno il proprio lavoro in un’atmosfera di piena libertà di parola, e che si dedicherà per sempre a questo scopo, considerato che la libertà dei media stessi rappresenta uno dei patrimoni più importanti della nuova democrazia. In Serbia i media hanno diritto di esprimere le proprie opinioni e la posizione politica, mentre il nostro Governo ha dato il proprio sostegno a un’iniziativa pubblica che ha trattato proprio questo tema e dove sono state esposte sia 2500 prime pagine dei giornali, sia le informazioni, le relazioni, i commenti, le analisi dei media che negli ultimi due anni si sono espressi, in modo critico, nei confronti delle autorità”.

La Serbia e la religione, la Serbia e la gioventù. A Trieste la comunità serbo ortodossa è molto nota, e si è avvicinata in moltissime occasioni alla cittadinanza; allo stesso tempo, vivono in città numerose famiglie di serbi musulmani. Quanto è cambiata la Serbia, guardando ai suoi giovani? Che cosa sognano i giovani serbi? Che cosa sognano i giovani serbi di Trieste, che costituiscono un nucleo molto importante della cittadinanza del capoluogo del Friuli Venezia Giulia?

“La Serbia, come l’Italia, è un paese multiculturale, nel quale tutti, a prescindere della nazionalità, vivono insieme senza eccezioni. I giovani sono il nostro orgoglio. Hanno i loro scopi, e riescono a raggiungerli in tutti i settori. Solo negli ultimi giorni il primo tennista al mondo, il serbo Novak Dokovic, ha vinto il suo ventesimo trofeo, mentre Vasilije Micić è stato proclamato come miglior giocatore di pallacanestro in Europa; poi Nikola Jokić il migliore giocatore di pallacanestro al mondo. Le giocatrici di pallacanestro femminile sono le campionesse europee. I giovani vincono i primi posti nella scienza, nella cultura. Questi stessi successi sono i sogni anche dei giovani serbi a Trieste, orgogliosi dei loro avi, della loro tradizione e cultura. Proseguono nel miglioramento della loro comunità, ognuno con il proprio contributo. Sono particolarmente contenta di questo perché i nostri due popoli, quello italiano e quello serbo, in queste tre regioni che rappresentano la mia giurisdizione – il Friuli Venezia Giulia, il Veneto e il Trentino Alto Adige – sono estremamente vicini. Per me è una grande soddisfazione essere un diplomatico là dove esistono un grande rispetto e la collaborazione con il paese ospitante. Naturalmente la nostra diaspora ha meritato questo, perché nei secoli ha curato i buoni rapporti con i vicini, con il proprio lavoro onesto e grazie ai contributi portati all’intera società. Recentemente l’Unione dei Serbi in Italia ha organizzato una promozione del libro “Benvenuti in Kosovo” presso il nostro Consolato generale: gli italiani erano presenti in gran numero, e questo rappresenta la conferma che vogliamo venire a sapere molto di più gli uni degli altri, vogliamo conoscerci ancora di più, e questo è la base dell’amicizia e della collaborazione. Nel prossimo periodo ci saranno molte attività importanti che saranno organizzate dalle associazioni serbe, e una di queste, organizzata e curata dall’Associazione Giovanile Culturale Serba, è anche l’esposizione dedicata al più noto uomo della scienza di tutti i tempi, uno scienziato serbo; ha il titolo “Nikola Tesla- l’uomo dal futuro”, e avrà luogo a Trieste dal 18 settembre al 10 ottobre, sempre con il sostegno del Ministero per la Cultura, del Consolato generale della Repubblica di Serbia, della Chiesa e la comunità Serbo-ortodossa e di numerosi sostenitori italiani.

Belgrado è una capitale che negli anni recenti ha visto un forte rinnovamento. Forse troppo forte? La Serbia si farà conoscere ancora di più, e come?

“Belgrado è una città cosmopolita nella quale tutti si sentono benvenuti. Gli investimenti esteri non creano una dipendenza, ma rappresentano il capitale grazie a quale si aprono i nuovi posti di lavoro e grandi cantieri, per la ricostruzione della Serbia e una vita di maggiore qualità. Esiste il detto che dice che chi sente per una volta l’energia positiva di Belgrado, oppure di qualsiasi parte della Serbia, ci ritorna poi sempre. Per questo motivo colgo l’occasione per invitare i nostri amici italiani a visitare e conoscere la Serbia: le bellezze del nostro paese, la ricca storia e cultura della Serbia, le persone gentili ed accoglienti, e la cucina tradizionale serba. Viva la Serbia e viva l’Italia!”

L’articolo originale: Serbia e Italia, nazioni vicine. Stojiljković: “L’Unione Europea come priorità chiave” – TRIESTE.news (triesteallnews.it)

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